I clienti che cercano storie

Quando ti scopri a farti domande del genere “come si fa a riconoscere che un cliente è quello giusto”, vuol dire che qualcosa bolle in pentola.

Non è la prima volta che rifletto ad alta voce sul concetto. Ho scritto che i clienti sono come le ciliegie, cioè li devi scegliere. E anche loro lo fanno con te, ça va sans dire.

Allora partiamo dall’inizio: che cosa cercano i clienti che mi cercano? Dico davvero. Mettiamo giù quel che so fare:

  • ascoltare qualcuno che mi racconta la sua storia
  • emozionarmi e fare tante domande
  • raccontare quella storia come l’avesse scritta lui o lei.

Niente di speciale? In realtà c’è tutto il mio mondo.

Le emozioni alla base delle storie

Io non so scrivere se non c’è intorno l’anima. Devo compatire, nel senso originario di patire con, provare lo stesso dolore dell’altro (la sympatheia) e immedesimarmi nelle sue emozioni, cioè provare empatia (la empatheia).

Se non c’è questo, non c’è storia. Ma non vuol dire che accetto solo clienti che sono in difficoltà e piangono molto, dai: significa che bisogna partire dalla crisi, per rendere un racconto così forte che gli altri ci si possano immedesimare.

La crisi

Quando ho scritto i testi per l’agriturismo Borgogelsi, la crisi c’era, eccome, se c’era. Talmente grossa che pareva insormontabile. Volevo raccontare questa storia col sito online, ma, visto che ancora non è pronto, incomincio io.

L’agriturismo, composto da 6 miniappartamenti, è una costruzione lineare e super funzionale a venti passi da un complesso di case del 1200 con i mattoni rossi e strapiene di storia.

La prima volta che ho preso atto della portata della crisi, io e Giuliana, la proprietaria, avevamo gli stivali e camminavamo nel fango rosso della pianura padana più tipica. Guardavamo, di là, la costruzione squadrata e pulita; di qua, le case in cui avevano abitato addirittura i frati canonici.

La battaglia sembrava persa in partenza: la funzionalità contro la storia.

E invece no.

Mettere in scena la crisi

È arrivato in mio soccorso un vecchio racconto del mio amico Roberto, commesso in un negozio di abbigliamento: un giorno, una signora in sovrappeso (entrata per comprarsi un abito da cerimonia) stava correndo alla cassa con in mano una specie di saio e con in viso l’espressione di chi vuole togliersi presto il dente. Il mio amico le ha tolto gentilmente di mano il vestito e l’ha apostrofata con amore: “cara, se ci sono dei difetti, coprendoli li metti soltanto in mostra; distrai invece l’attenzione mettendo in evidenza i pregi (nel qual caso erano una vita stretta e ben tornita)”.

Con queste parole nella testa, ho detto a Giuliana che noi non avremmo nascosto la nostra costruzione, ma avremmo fatto venir fuori la vita stretta e ben tornita. Che in realtà era lì, davanti ai nostri occhi: appartamenti moderni, comodi e funzionali; tutti uguali perché la ripetizione dei moduli abitativi era stata pensata per non sprecare energie e risorse; tutti abitati da mobili con un passato produttivo alle spalle (Giuliana e il marito li avevano comprati, modificati e ricondizionati quando un’azienda locale aveva chiuso); tutti democraticamente affacciati su un boschetto di piante scelte per richiamare la vegetazione originaria di queste terre.

Quella “crisi” in realtà era la vera grande risposta alla storia delle case in mattoni rossi. Una storia che poteva continuare a dire la sua, ma che non poteva fermare il cambiamento.

Che cosa cercano i clienti che mi cercano

Alla fine, la risposta è una: i clienti che mi contattano cercano in realtà il modo per raccontare le loro piccole o grandi storie, a metà tra lavoro e aspirazioni.

È proprio in quel “a metà”, in quegli interstizi, che io cerco le nuvole e, quando le vedo, inizio a raccontare. Perché io questo so fare: raccontare con l’anima intorno.

foto di Marco Borgna

***

Il 13 aprile a Trieste alla UAUAcademy e il 15 aprile a Bologna, al Digital Update, parlo di come costruire piccole storie.

Scritto da Annamaria Anelli

Sono una business writer e aiuto le aziende a prendersi cura dei propri clienti, con la scrittura

3 commenti su “I clienti che cercano storie”

  1. Ciao Annamaria,
    sono Maddalena (BBClubers). Come stai?
    Per caso è questo l’agriturismo nel quale sei venuta ad immedesimarti per trovare “ispirazione” o come dice qui per compatire (patire con)? Perchè se è veramente questo (http://www.laforesteriadiborgogelsi.com) .. managgia .. è a soli 20 km da casa mia e non lo conoscevo.
    Grazie perchè mi hai fatto conoscere la loro storia e grazie perchè ti ho conosciuta.
    Proprio una bella e piacevole scoperta. Ci si poteva incontrare anche per un caffè. 😉
    Buona giornata
    Ciao
    Maddalena

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