Nulla succede per caso

Nulla succede per caso

Due considerazioni due sul libro Nulla succede per caso, di Robert H. Hopcke e sul perché l’ho scelto (a caso), tra tanti altri, durante una scorribanda senza meta in libreria.

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Hopcke, psicoterapeuta di area junghiana, mutua proprio da Jung il concetto di sincronicità e lo declina aiutandosi con i moltissimi racconti che gli hanno fatto negli anni le persone più diverse.

Hopcke spiega che una coincidenza diventa significativa, quindi possiamo parlare di sincronicità, quando è la nostra esperienza a dirci che sta capitando qualcosa di differente e, quindi, significativo, per noi.

Siamo noi che attribuiamo a un fatto casuale l’attributo di speciale, insomma: per come stiamo, per cosa viviamo in quel momento, per quanto siamo aperti alle cose e alle persone, alle nuove esperienze.

Io lo trovo un concetto interessante perché ti aiuta a fare piazza pulita di tutti i dietrologismi-teleologismi vari: nessuno ti manda un accidente, così come nessuno ti fa un super-regalo, così come nessun fato cieco ti mette tra i piedi la svolta della tua vita.

Sì, è vero, gli eventi significativi possono costituire delle vere e proprie svolte, nella nostra vita, ma lo diventano perché noi li leggiamo come tali, noi attribuiamo loro un significato importante perché cogliamo nessi e legami con ciò che stiamo vivendo nel momento in cui ci capitano.

Questi eventi significativi sono situazioni o fatti esterni che hanno influenza dentro di noi. Quando i fatti significativi sono “moti” interiori che poi hanno influenza sull’esterno della nostra vita, si chiamano trasformativi, in quanto dopo non siamo più gli stessi. Nel primo caso facciamo ad esempio rientrare gli incontri con persone che segnano da lì in avanti la nostra esistenza; nel secondo caso quei momenti di … “visione”… in cui capiamo finalmente da che parte andare.

Per spiegare che cosa proviamo quando ci imbattiamo in coincidenze significative, Hopcke fa ricorso al concetto junghiano di percezione del Sé come totalità.

Cogliere la totalità del Sé corrisponde a quel momento di grazia in cui capisci che ogni cosa che ti è capitata, ogni persona che hai incontrato, ogni desiderio che hai avuto fa parte di un insieme coerente. Hopcke ricorre alla metafora della storia: noi siamo personaggi di un’unica grande storia – la nostra – e, nel momenti di personale epifania (questa è una definizione mia), percepiamo la coerenza narrativa della nostra esistenza.

È proprio la nostra capacità di cogliere i significati negli eventi casuali che ci capitano che ci fa sperimentare, dice Hopcke, la potenziale integrità della nostra esistenza, dove integrità sta per unicità, coerenza. Sperimentazione della totalità del Sé, appunto.

Che cosa significa attribuire a un evento casuale un significato? Significa capirne la portata simbolica, dice Hopcke, capire che cosa vuol dire per noi in quel momento della nostra vita. Certo è che, per cogliere il significato e dargli un valore simbolico, occorre che noi viaggiamo aperti alle possibilità e alle esperienze, pronti a seguire strade diverse da quelle che magari, fino a quel momento, avevamo difeso con i denti come uniche nostre possibilità.

Questo atteggiamento di apertura interiore non è facile da perseguire, per molti, perché implica che dobbiamo essere disposti a metterci in discussione. Ma quand’è che noi ci mettiamo in discussione? Quand’è che siamo maggiormente pronti a cogliere segnali che ci possano indirizzare o ispirare? Hopcke afferma che le coincidenze significative si verificano sempre in periodi di transizione.

Eccola lì! Ecco perché questo libro mi ha acchiappata fin dalla prima pagina, manco fosse l’ultimo di Patricia Cornwell!

Io, che da qualche mese vivo in questo prolifico momento di ricerca e transizione, avevo forse bisogno di dare un nome a ciò che mi sta capitando e alle moltissime sincronicità che costellano le mie settimane. Ad esempio, adesso so che ciò che ho provato mentre facevo le legature lunghe durante il corso #scriviamoamano di Monica Dengo è stata una sincronicità. Quella sensazione di coerenza tra mente e corpo sono stata in grado di percepirla perché mai come in questo periodo sono stata aperta e disponibile a seguire nuove idee e intuizioni.

Anche aver scelto a caso questo libro da uno scaffale, leggendolo alla luce del mio stato emotivo, costituisce una sincronicità.

Se non lo avete ancora fatto, leggete il pezzo consigliato da Mafe  sul narrativismo: è molto interessante e pieno di spunti. Ed è in tema con tutto quanto ho scritto fin qui.

Scritto da Annamaria Anelli

Sono una business writer e aiuto le aziende a prendersi cura dei propri clienti, con la scrittura

1 commento su “Nulla succede per caso”

  1. Ma a volte può capitare che la “coincidenza” occulta si riveli non per un episodio mentale e mostri qualcosa inspiegabile, e allora si apre un nuovo capitolo che ci svicola dal piano psicologico personale e ci porti molto lontano…
    Mi interesso di arte e diverse altre cose.
    Mi è capitato di esaminare una foto di una scultura, dal nome La Meridiana Grande, opera di Renato Ausenda di Bajardo (IM), che in apparenza non rivelava nulla di strano.
    Però a chi è ben disposto al disegno geometrico come me, non è sfuggito qualcosa di straordinario che non poteva essere preordinato dal fotografo prima di fare lo scatto.
    Si tratta di un chiaro caso di sincronicità junghiana.
    In merito ho scritto un articolo rintracciabile a questo link: https://www.spaziofatato.net/wp-content/uploads/2019/02/Meridiana-grande.pdf. Ho esaminato anche molti altri casi di fotografie altrettanto inspiegabili.
    Se interessa pubblicare l’articolo suddetto, è libero di farlo.
    Cordialità,
    Gaetano Barbella

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